I semi della cultura non muoiono mai Stampa
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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Centro Ricerche Storiche D'Ambra   
Domenica 19 Febbraio 1995 19:33

I semi della cultura non muoiono mai

Ischia – Le onoranze funebri del prof. Pacifico si sono svolte nella chiesa di San Pietro ad Ischia. Dopo la toccante omelia del parroco don Agostino, ha preso la parola l’avv. Nino d’Ambra, che ha parlato a nome di tanti discepoli i cui orizzonti culturali il prof. Tommaso Pacifico ha contribuito, con generosità, ad allargare in decenni di docenza.
«Non era soltanto un grecista insigne, un letterato profondo – ha detto, fra l’altro, l’avv. d’Ambra – ma soprattutto era un uomo di grande umanità, sotto quella apparenza a volte severa.

A distanza di oltre quarant’anni, la stima e la grande deferenza per l’Uomo e il Maestro sono rimasti immutate in me e nelle centinaia dei suoi allievi, di cui alcuni vedo in questa chiesa degna cornice perché rappresenta una parte del migliore passato dell’Isola d’Ischia (infatti in essa furono inumati Pasquale Battistessa, Giuseppe Schipani e Agamennone Spanò, generali della Repubblica Napoletana e combattenti per la libertà, giustiziati dalla ferocia borbonica sulla spiaggia della Mandra nel luglio del 1799).
«La morte scioglie la vita del corpo mentre l’anima, secondo la fede e la tradizione cattolica, va al sospetto di Dio per essere giudicata – ha continuato l’avv. d’Ambra – invece i semi della cultura non muoiono mai, anzi germogliano di continuo anche su terreno scarsamente fertile, e si trasmettono di generazione in generazione. Il prof. Pacifico ci aprì la strada alla conoscenza della virtù degli uomini di Plutarco, sottolineandone più che la sapienza militare, l’alto valore spirituale, come la lealtà, la solidarietà, il rispetto della parola data, la forza d’animo necessaria per affrontare le traversie della vita. Ma ritengo uguale eroismo va sottolineato in quegli uomini ( e in quelle donne) che, come Tommaso Pacifico, danno tutto se stessi nella scuola, con un impegno continuo e di forte dedizione (a volte ai limiti della nevrosi), i cui frutti benefici spesso non si rivelano subito. L’abnegazione di questi docenti, il cui lavoro costante è pregno di virtù morali non di rado è misconosciuto e talvolta addirittura oggetto di ironia, non è facile da comprendere in una società dove il culto dell’apparire e dello spettacolo domina quasi incontrastato.
«Non è che non ci siano altri impegni lavorativi di alta incidenza morale e culturale – ha concluso l’avv. d’Ambra – ma quello dell’insegnante (come quello della casalinga) non beneficia, se non di rado, di riconoscimenti sociali, che ne alleviano i disagi e, talvolta, ne mitigano la frustrazione. I veri Maestri trovano alimento spirituale e balsamo psicologico nel lavoro stesso e nel ricordo riconoscente dei discenti. In questo risalta quella grandezza d’animo che ben può essere paragonata a quella degli eroi di Plutarco! La missione di docente del prof. Pacifico è uno dei più alti esempi di dedizione alla scuola ischitana ed il ricordo e la deferenza costante dei suoi allievi, anche a distanza di decenni, ne sono la testimonianza più vera ed autentica».

(“Il Golfo” 19 febbraio 1995, pag. 9).

Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Agosto 2013 20:19