Forio: Antonio motociclista alato Stampa
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ForioNews - Cronaca
Scritto da Peppe D'Ambra   
Giovedì 15 Marzo 2007 12:00

Forio: Antonio motociclista alato

La verità scritta sui muri, il sentimento ed il dolore incolmabile nei gesti e tra le cose donate alla memoria di Antonio Tedeschi nel luogo esatto del maledetto incidente. La sua gente sempre vicina. Il tributo di parenti ed amici, di chi lo amava ammirando e temendo le sue sfide, la sua scelta di vita, idealmente poste sulla strada ad eternare il suo essere spirito libero, capace di vivere le sue scelte sino in fondo. La moto, i motori ed il gusto della potenza, l’ebbrezza del pericolo.

Panorami ischitani, tramonti mozzafiato, temporali fascinosi inviati lontano a svelare la sua essenza ed una foto ricordo ad un amico lontano: Cosi ti sentirai meno solo e penserai a me sentendoti a casa. Quando guarderai attraverso queste immagini io sarò con te. “Antonio motociclista alato” hai sempre voluto correre sulla strada con il vento sulla faccia e mille, duemila, tremila cavalli che t’incollavano al serbatoio, giù con il corpo in posizione aerodinamica sulle forcine, tutt’uno con le ruote a divorare l’asfalto. Su quello stesso asfalto dove ora chi ti amava ricorda il tuo sorriso e te. Tutto cuore e voglia di vivere questo eri tu Antonio Tedeschi.
“E’ bellissima, è potente è grande ci si può morire per una passione così”…
Ma ne valeva la pena? Quando si ama e si crede in quel che si fa ne vale sempre la pena, eppure non si può e non si vuole credere che debba essere fino a questo punto. Non c’è senso in ciò che non ha senso, non c’è ragione in una vita mai vissuta, in una vita vissuta a metà. Ma andare avanti con Antonio vuol dire anche tentare di spiegarsi e trovare un appiglio. La moto, la corsa erano tutto per chi come Antonio vuol vivere intensamente ciò che ama. Era un centauro, il migliore, sempre un passo avanti, un campione che onorevolmente ha detto basta all’ultimo giro, sulla pista. Come Senna in corsa, come un soldato in guerra, come chi va avanti progetta il suo domani in funzione della sua missione: cogliere sino in fondo l’ebbrezza e la bellezza, capire fin dove si è disposti ad andare e raggiungere il limite ultimo delle capacità umane.
È un emozione, una sensazione bellissima, una scossa di adrenalina pura, è il gusto di varcare il limite sottile che demarca il pericolo, sfidare l’impossibile per capire se si è capaci di tornare indietro. È quella cosa che ti fa capire di essere e di esistere è la passione, è una cosa grande che non ha senso per molti che non vale la candela per tanti per chi aveva bisogno di te, è un gioco che fa male, è un gioco che tu, consapevolmente incosciente, hai vissuto sino in fondo pagando un prezzo troppo alto, come può fare solo chi ama e si getta a capofitto nelle cose di questo mondo. Ma tu, Antonio, lo sapevi perché non sei stupido, sei altruista e responsabile sensibile alle esigenze altrui, eppure il tuo altruismo ti ha portato per una volta a pensare solo a te al tuo modo di essere generoso incurante di chi temeva la concorrenza di questo tuo amore. Purtroppo tutti questi scettici e timorosi hanno avuto ragione a quell’amore  infatti, tu hai donato un tributo immenso, la vita sottraendola a chi ora resterà a rimpiangere le frasi mai dette, i baci mai dati e le lacrime mai asciugate. Ecco tu hai vissuto su questa terra pensando che non avresti mai voluto avere il rimorso di una parola non dette, la mancanza di un abbraccio non dato e la tristezza di una lacrima non asciugata.
La verità l’hanno scritta i tuoi amici sui muri, sulla strada che ti ha visto esanime nelle piccole cose che hanno lasciato in quel luogo terribile di morte ogni giorno dal tuo incidente, ogni momento possibile da dedicare al pensiero di te. Quel fuoco che ti ardeva dentro, quella smania irrefrenabile e rombante, quel ruggito su due ruote era una cosa grande, di cui non si può fare a meno, un nutrimento dell’anima e dello spirito, un amore di cui si può morire consci della propria scelta, senza rimpianti per se stessi. “Un giorno da leoni… piuttosto che giungere alla fine e rendersi conto di non aver mai vissuto veramente ”. Di te resta l’anima, di te l’essere, di te nel cuore la consapevolezza struggente di non poterti più essere accanto e godere della tua persona. Tu spesso parlavi di questo guardando indietro a chi giovane ed innamorato come te si è congedato da questo mondo restando in sella. Così, è stato il tuo modo di essere a muovere le folle, a colpire il cuore e lo spirito di chi ora ti rimpiange. Un continuo affrante e triste cammino, un tributo sentito, commosso e vibrante da parte di un popolo, degli amici che da quel triste e terribile STOP, lì dove la tua seconda anima ti ha disarcionato, esaudisce il tuo desiderio. Fosti tu stesso a chiedere, paventando l’ipotesi di un qualcosa d’irreparabile, a spingere perché sul luogo del disastro fosse lasciato il casco, il cellulare e le sigarette. C’era una penna Antò e così, io che avevo deciso di non scrivere e non scriverti, l’ho usata, e ho scritto quello che mi avevi scritto tu nei giorni vissuti insieme, quello che ammiravo di te e che troppo spesso non so fare, vivere la vita e le passioni senza pensare mai, senza calcolare quello che gli altri chiamano il rischio.
I.T.

Ultimo aggiornamento Domenica 26 Agosto 2012 14:37