Evangelista Schiano un solimenesco di seconda battuta |
NapoliNews - Arte | |||
Scritto da Achille Della Ragione | |||
Lunedì 13 Luglio 2009 17:05 | |||
Evangelista Schiano un solimenesco di seconda battuta Francesco Solimena nei suoi novanta anni di vita (1657 – 1747) esercitò, senza quasi mai lasciare Napoli, una notevole influenza su tutta la pittura europea. Evangelista Schiano, considerato un allievo di seconda battuta del Solimena, è documentato per oltre venti anni, dal 1755 al 1776 - 77, è presente in varie chiese di Napoli e provincia, nei depositi di Capodimonte ed in importanti collezioni private. La critica, grazie all’abitudine dell’artista di firmare e datare le sue tele, è in grado oggi di riconoscerlo con sicurezza, mentre in passato alcune sue opere venivano confuse sotto il nome di De Mura e di altri solimeneschi. Il pittore denuncia una formazione improntata ad un ossequio rigoroso ai canoni dell’accademia del maestro, ma più di una volta seppe raggiungere una notevole espressività, al punto da essere scambiato spesso per autori più famosi. Egli fa parte di quel gruppo di pittori i quali, intorno alla metà del secolo, trovarono una committenza di scarso livello culturale, che richiedeva una pittura semplice e comunicativa, dai colori chiari e con l’uso di formule elaborate. Non abbiamo che scarse notizie biografiche forniteci dal Sigismondo, che lo definisce “scolare del Solimena”. Le sue opere note sono una Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Rosa, firmata e datata 1755, già nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli ed oggi nel nuovo museo diocesano napoletano; una Madonna e santi domenicani, firmata e datata 1756, già nella sacrestia della chiesa di Donnaromita ed ora in deposito; un San Niccolò e san Basilio, del 1760, già nella cappella del coro in San Nicola alla Dogana, demolita in epoca fascista per la costruzione di via Marina; un’Annunciazione del 1760 nella cappella del Capitolo dei Camaldoli; una Madonna che dà la cintola a santa Monica, firmata e datata 1763, nella chiesa di Sant’Agostino alla Zecca, dove possono essere attribuiti allo Schiano anche un affresco con San Nicola e Sant’Apollonia ed altre due grandi tele: un San Luca che ritrae la Vergine ed un’Elemosina di Sant’Agostino, molto deteriorato, firmata e datata 1762; una Sacra famiglia in collezione della Ragione a Napoli; due tele del 1769 attribuibili all’artista, in contrasto con quanto riferito dalle fonti, nella chiesa di Santa Maria di Portosalvo e nel Camposanto vecchio un San Lazzaro, firmato, alla destra dell’altare maggiore; infine nella chiesa di San Francesco d’Assisi in Forio d’Ischia, sull’altare della seconda cappella a destra, una splendida Crocefissione, firmata e datata 1776(o1777) in disaccordo col Thieme Becker, che la data erroneamente 1760. Descriviamo ora brevemente alcune tele: la Madonna del Rosario tra san Domenico e santa Rosa ricalca uno schema compositivo molto diffuso tra gli allievi del Solimena, una formula ripetuta a partire dal IV – V decennio sia per le pale d’altare che per gli affreschi; la Sacra famiglia di collezione della Ragione proviene dalla quadreria delle Opere Pie di Napoli dove era attribuita al De Mura. Per la ricchezza dei colori e l’eleganza dei panneggi, una caratteristica precipua dell’allievo del Solimena. Portata all’attenzione di Nicola Spinosa è stata da questi collocata nel catalogo di Evangelista Schiano per raffronti con le opere firmate. La scena rappresentata, una Natività, è un tema tradizionale nell’iconografia sacra, illustrato molte volte dal Solimena, di cui il Nostro è allievo diligente, che sa operare la scelta di un misurato classicismo per l’intera composizione, accoppiato ad una contenuta intensità sentimentale e ad una sostenuta eleganza formale, il tutto con un intensificarsi di giochi di luce su materie cromatiche risplendenti e compatte. Un dipinto che ci da un’idea dell’elevato livello qualitativo che la pittura dello Schiano seppe raggiungere: una fulgida espressività ed un’efficace naturalezza; la Crocifissione è forse il più bel dipinto conservato nell’isola d’Ischia e rappresenta con grande emozione il momento culminante del sacrificio. Ad essa è sovrapposta una scultura raffigurante Cristo in croce di notevole livello e di autore ignoto. Nella tela, il capolavoro dell’artista, si legge prepotentemente una coralità di sentimenti accesi e contrastanti, dal gruppo di soldati dai gesti perentori e solenni, alla schiera di donne rappresentate in movimento ai piedi della croce, impregnate di vibrante realismo e potente vigore cromatico. Achille della Ragione Bibliografia
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Ultimo aggiornamento Lunedì 13 Luglio 2009 18:08 |