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ItaliaNews - Intrattenimento
Scritto da Achille Della Ragione   
Giovedì 20 Gennaio 2011 14:54

Kill me please, un elogio del suicidio

La morte è rimasto l’ultimo tabù del quale non siamo riusciti a liberarci e Kill me please, film macabro e punk allo stesso tempo tenta di dissacrarla con un racconto serrato in bianco e nero, ispirato a Bunuel ed al primo Polanski, e con una punta di sarcasmo cinico e strezzante.

Non amiamo parlare della morte, ci infastidisce solo il pensiero, ci comportiamo come se si trattasse di un argomento che non ci riguarda, siamo così impegnati a lavorare, ad occupare ogni istante di tempo libero, a divertirci, a viaggiare, sempre di fretta, senza un momento di sosta per meditare sull’epilogo della nostra vita.
Oggi più di ieri temiamo la morte, l’ultimo tabù che ci è rimasto dopo aver distrutto tutti gli altri, dal sesso all’amor patrio, che ci attanagliavano da tempi lontani.
La nostra società, profondamente secolarizzata, vuole allontanare l’idea della fine della nostra vita terrena, perché è un pensiero che ci induce ad esacerbanti esercitazioni metafisiche sul motivo della nostra esistenza, sul nostro destino, su Dio.
Oggi nelle grandi città si muore in assoluta solitudine, in punta di piedi, per non turbare il frenetico girotondo di chi rimane; negli stessi ospedali i morituri vengono ghettizzati in reparti di pseudo rianimazione o per malati terminali. Non sono in condizione più di dominare o quanto meno controllare le tremende emozioni che accompagnano il momento del trapasso. Pochi, anche i parenti più stretti dedicano loro soltanto qualche visita frettolosa, perché nessuno è più in grado di sussurrare quelle dolci parole di cui hanno bisogno, nessuno sa più stringere quelle mani tremanti per infondere coraggio e rassegnazione.
Medico all’avanguardia, Kruger vuole dare un senso al suicidio, ma scatenerà un gioco al massacro con un finale imprevedibile, che farà giustizia della ipocrisia che impregna la nostra civiltà che ci costringe a vivere ed anche a morire in preda al narcisismo ed all’egoismo.
Il sogno del dottor Kruger è creare una struttura terapeutica dove darsi la morte non sia più considerata una disgrazia, ma un atto consapevole svolto con assistenza medica. La sua clinica esclusiva richiama l’attenzione di un gruppo di strani personaggi, accomunati dal desiderio di morire: un famoso comico con un cancro incurabile, un commesso viaggiatore che cela sordidi segreti, un ricco erede lussemburghese, una bella ragazza con manie autolesioniste, un vecchio cabarettista berlinese dalla voce rovinata e un uomo che ha perso tutto nel gioco d’azzardo, moglie compresa. Dopo essersi consultati con Kruger sulle motivazioni che li spingono a farla finita, ciascuno di loro ha diritto a esprimere un’ultima richiesta. Ma nelle isolate montagne dove il dottore ha inteso realizzare il suo sogno del suicidio perfetto, è ancora la Morte a decidere quando colpire.
Un film interessante, vincitore del Marc’Aurelio d’oro al festival di Roma, che va visto dopo una provvidenziale grattata e che ci farà meditare a lungo.
Achille della Ragione