La mozzarella di Bufala Campana provoca il cancro ! Stampa
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CasamicciolaNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Mercoledì 06 Giugno 2007 19:47

La mozzarella di Bufala Campana provoca il cancro !

È questa la sintesi dei lunghi reportage dati alle stampe dai media tedeschi quotidianamente. Gli imprenditori italiani emigrati corrono ai Ripari. « Unser Mozzarella Komt nicht mehr aus Neapel! »,  questa mozzarella non viene da Napoli, recita il cartello del locale Pizza a Pezzi al n° 176 di Oranien str. di Berlino. Cucinare all'italiana senza i suoi sapori. Il dramma dell'emergenza rifiuti fa eco e danni oltralpe.

Respirate a pieni polmoni, eccoci a Napoli! Dove un tempo si diceva « c'è stà addore e mar'». In queste ore la città, la sua periferia e la sua provincia hanno superato qualsiasi precedente record di insostenibilità.
Aria irrespirabile, roghi notturni, pericoli di epidemie, in taluni casi perfino viabilità limitata, ma non solo. Questa è l'immagine la nostra dignità ed il prodotto che andiamo ad esportare all'estero, in queste ore, forse mesi. In tale maniera si sta via via compromettendo e mettendo in crisi il “Prodotto Napoli Italia” all'estero e dunque non solo il “ Prodotto Napoli” in Italia. Con una località che agli occhi dei Turisti non è più meta ambita perché manca dei sostanziali elementi di risorsa che prima l'avevano contraddistinta.
Parliamo di un'emergenza lunga 12 anni, un commissariamento infruttuoso, che è riuscito soltanto a prolungare la lenta agonia del dramma rifiuti, sfociata nell'insostenibile disastro ambientale di queste ore e mai manifestatosi in precedenza con una simile drammaticità. E' un inno di orripilante arte moderna, testimone di anni di amministrazione ottusa ed inetta della cosa pubblica, incapace di guardare un centimetro oltre, incapace di concepire un qualsiasi meccanismo virtuoso di raccolta, che fosse almeno l'ombra sfocata di quanto si riusciva a fare perfino a pochissime decine di chilometri da Napoli (parliamo di Mercato San Severino, paese simbolo del possibile ciclo "rifiuti zero"). Eppure l'eco di questa schifezza è giunto oltralpe, e come non avrebbe potuto, ed il suo tanfo è insopportabile perchè per gli altri paesi siamo incapaci di contenere e preservare ciò che ci nutre e ci sostiene economicamente. A Berlino, Germania, noto partner turistico dell'Italia e di Ischia verso il quale si cerca d'incentivare la ripresa dei flussi turistici, il lavoro dei nostri connazionali emigrati è messo a serio rischio dalla puzza del pattume e dal timore che i rifiuti, soprattutto quelli chimici, abbiano inquinato i terreni e che di rimando le produzioni italiane siano state contaminate da sostanze tossiche e nocive.
Scende in campo la Protezione Civile, prova ad intervenire lì, dove il commissariamento governativo del prefetto Corrado Catenacci ha fallito, ahi noi, emulandone le gesta. E l'eco del tonfo che la caduta di ogni provvedimento determina si ode ovunque. Anche i tedeschi sanno che è un continuo rincorrere di emergenze, una ricerca estenuante di siti di stoccaggio e discariche, il più delle volte abusive, sequestrate alla camorra e "regolarizzate"; o discariche temporanee, che si trasformano spesso in definitive. Alcune di esse, servite nel passato al "Sistema" per riversare tra i cumuli di immondizia quintali di rifiuti tossici, come avvenuto ad esempio per Tufino, oggi contemplata tra le soluzioni per l'emergenza. Neppure il futuro ecomostro di Acerra potrebbe ingerire una simile mistura di generi da rifiuto. Questioni che oramai conoscono bene tutti all'interno della comunità interenzionale.
Cause ed effetti si inseguono, partendo dagli atti di inciviltà ed ignoranza di chi non dimostra neppure un minimo di sensibilità per la propria terra per arrivare alle colpe amministrative, alla disinformazione dilagante, all'inettitudine governativa, al malaffare e all'incompetenza diffusi.
Eccolo li' il piccolo contenitore nero dei "residui organici": in Alto Adige ne usano uno per casa, qui a Napoli uno o due per via, giusto di fronte a fruttivendoli e fiorai, che ovviamente scaricano il "grosso" nei normali bidoni della spazzatura.
Il tutto finisce sui giornali e sui media stranieri che non mancano quotidianamente di riportarne la cronaca, puntando il dito. E così, dopo l'ennesimo reportage del Die Spigel, “Lo specchio del Giorno”, l'eco di Berlino, quotidiano dalla tiratura "illimitata" nella capitale tedesca, i ristoranti italiani, le pizzerie ed i locali tipici son costretti a correre ai ripari.
Il caso più eclatante accade a Kreuzberg, uno delle frazioni berlinesi più rinomate e frequentate, ma potrebbe accadere oramai ovunque. Sulla Oranien Str n° 176, il gestore, Ischitano, del locale “Pizza a Pezzi”, che espone l'insegna "Napulé", si è visto costretto ad esporre il marchio “d.o.c.” all'inverso, ovvero di assoluta estraneità alle produzioni italiane, altro che origine garantita!
Sul bancone del signor Capuano, ben in mostra, c'è l'indicazione « Unser MOZZARELLA komt nicht mehr aus Neapel!», ovvero questa mozzarella “non” viene da Napoli, quando prima invece, quello campano era un marchio di garanzia e qualità.
Un terzo della spazzatura napoletana, potrebbe essere immediatamente riciclato per produrre, a prezzi ridicoli materiale compost, se raccolta in differenziata ed invece è lì, mischiata a tutto il resto che diventa, in queste ore, la principale possibile fonte di epidemie. Ma protestare, non serve più!
Continuiamo a dire NO convinto, alla follia degli inceneritori, fonti incontrollabili di anidride carbonica, di diossina e, peggio sul peggio, di micidiali polveri sottili. Un no doppio se l'ipotesi è che questi ecomostri debbano essere edificati in terre come Acerra, recentemente dichiarata dal governo luogo in cui vige lo stato di emergenza, a  causa delle spaventose concentrazioni di diossina, entrate "di diritto" in parte della catena alimentare campana. Per il Die Spiegel, ma anche per tutta la stampa internazionale, questo stato di cose ha prodotto un aumento esponenziale, pari addirittura al 30-40 %, dei casi di tumore e nessuno a partire dalle Autorità fa nulla per salvaguardare la salute pubblica, le produzioni italiane ed il Made in Campania.
Molte le indagini della Magistratura campana che, negli anni scorsi, hanno portato al sequestro di numerose aree verdi nella provincia di Caserta e non solo, i cui terreni sono stati e sono tutt'oggi utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti tossici. Un grosso affare che frutta miliardi di euro ogni anno alla malavita. Per effetto di tutto questo, le terre da cui proviene il miglior latte di bufala, che serve per la produzione della “nostra” mozzarella, rischiano il contagio da parte di tutti gli elementi tossici, assorbiti e filtrati nei terreni. Così  a gran voce i media, edotti sul vergognoso stato di cose, consigliano di non mangiare latte e derivate e evitare le produzioni partenopee e napoletane al fine di salvaguardare la propria salute visto che anche le carni ed i frutti della terra potrebbero essere contaminate. Se non vogliamo definitivamente giungere all'autodistruzione e alla distruzione per mano di un mercato comunitario dove da sempre le nostre risorse primeggiano e tutti sgomitano per clonare le nostre primizie è indispensabile un nuovo e serio ciclo-rifiuti. «Bisogna partire dalla bonifica dei territori devastati dalle discariche abusive della camorra con una Campania ridotta a pattumiera d'Italia e non più al golfo incantato, sempre verde terra.  Bisogna strappare l'affare spazzatura dalle mani di consulenze multimilionarie, malavita organizzata e amministratori, nel migliore dei casi, incapaci: qualsiasi processo decisionale che riguardi aspetti di impatto ambientale deve coinvolgere i cittadini, le associazioni ambientaliste ed i comitati locali, secondo quanto richiesto dalle più recenti convenzioni europee.
Va realizzata in maniera convinta una vera filiera della raccolta differenziata, gestita col porta a porta, con incentivi fiscali per il cittadino e con controlli severi del territorio, aventi finalità di prevenzione e punizione intransigente degli abusi.
La raccolta differenziata va inoltre alimentata mediante una massiccia campagna educativa ed una pervasiva opera di sensibilizzazione, anche tramite gli istituti scolastici ed i mezzi di diffusione stampa», questa la panacea di tutti i mali per il Die Spiegel che vista la situazione si arroga il diritto di suggerire ai nostri governanti come fare.
Ridare insomma un volto umano ad una città e ad un territorio nel quale il dilemma spazzatura rappresenta oggi la punta dell'iceberg di problemi atavici ed ormai cronici che qualificano la Regione Campania in maniera tanto negativa a livello internazionale.
Solo un pazzo incompetente può ritenere che la spazzatura possa restare lì altri 10 giorni con questo caldo:. La giustificazione che non esiste un luogo per lo smaltimento non può giustificare la non azione dei sindaci che sono obbligati dalla legge. Si rischiano il colera, varie epidemie, o la diossina se continuano i roghi
Secondo il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali D.Lgs. 18-8-2000 n. 267, all'art. 50 si legge: "In caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale. "
I sindaci possono e devono requisire un terreno nel loro comune, accumulare la spazzatura e coprirla con la terra o la calce viva.
Non si può aspettare niente e nessuno, ne va della salute pubblica.
Se non operano, si deve arrestarli per tentata strage, commissariare il comune e provvedere in sostituzione. Se non i sindaci il prefetto, se non il prefetto il Presidente della Regione, se non il Presidente della Regione il Commissario dello Stato, e altrimenti il governo direttamente, o il ministro della Sanità.
Se nessuno provvede, si dimostra l'inesistenza dello Stato o meglio il governo della mafia che da questo schifo ci guadagna a danno dei Napoletani, e non solo. Intanto il Pizzaiolo Ischitano emigrato a Berlino, così come la gran parte degli operatori italiani che lavorano in Germania, è costretto ad usufruire di prodotti stranieri per sviluppare le ricette italiane. In grande crescita infatti proprio in Germania la distribuzione delle mozzarelle Francia prodotte con latte di bufale allevate in Romania e controllate da istituti e centri di zoofilia tedeschi «e non napoletani che è meglio!». Intanto giunge la voce che anche dagli Stati Uniti, dove recentemente la mozzarella aveva conquistato le tavole degli statunitensi ed i tavolini dei Resturant principali, si comincia a guardare con timore alle produzioni alimentari campane preferendo alimentare lo sfruttamento delle bufale americane e dei prodotti analoghi provenienti dalla California.
Ultimo aggiornamento Martedì 19 Maggio 2009 08:39